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AL DI LÀ DELLE ABITUDINI: L’ENTOMOFAGÌA

Partiamo dal significato etimologico.

La parola “entomo” deriva dal greco, scomponendo la parola si ottiene “en + tomo” (in tomi) e vuol dire “insetto”, facendo quindi riferimento alla morfologia esterna degli insetti, i quali sono difatti suddivisi in segmenti (tomi). Anche la parola “fagìa” deriva dal greco e significa “mangiare”.

Dunque, l’entomofagia è un regime dietetico basato sugli insetti.


L'utilizzo di insetti nella dieta umana è stato particolarmente importante in epoca preistorica prima che gli uomini scoprissero la caccia.

Ciò è testimoniato da alcuni graffiti (caverne in Spagna) i quali raffigurano esseri umani che catturano ed ingeriscono insetti. Si parla di entomofagia anche in testi sacri islamici, nella Torah, nella Bibbia. Altre prove risalgono al 2.900 a.C., quando in Mesopotamia il Re dei Mari ordinò un banchetto a base di insetti. Ancora Aristotele parla di insetti edibili nel suo trattato Historia animalium e Plinio il vecchio nel 30 d.C. descrive come i romani degustavano larve di Lucanus cervus su farina e vino.


Al giorno d’oggi ben il 70% della popolazione è entomofaga, in particolare in Sud America, Asia, Africa ed in Australia.

Ma in Italia abbiamo mai mangiato insetti? Sì.

Lo testimonia Ulisse Aldrovandi che, intorno al 1600, scrive: “I soldati tedeschi vengono in Italia ripetutamente e con evidente piacere mangiano i bachi da seta fritti”.

Altro esempio di dieta a base di insetti non troppo distante da noi (in termini di spazio e tempo): il Casu Marzu, un formaggio sardo che subisce il processo di maturazione con larve

di Ditteri. Quindi, quando si mangia questo formaggio, si ingeriscono anche gli insetti.


Ma per quale motivo noi non mangiamo insetti? Semplicemente per disgusto.

Come poter superare l’ostacolo? Occhio non vede cuore non duole!

La proposta è quella di “nascondere” l’alimento di base trasformando il prodotto. Esistono già nel mercato farine a base di insetti, barrette proteiche con entomi ed altri prodotti trasformati, in modo tale che il consumatore non veda l’alimento principale e non provi disgusto.













E voi avete mai mangiato insetti? No?

In realtà, se avete mai bevuto una bevanda rossa o mangiato una Smarties, probabilmente avrete ingerito l'additivo alimentare E120. Tale additivo deriva da insetti, in particolare dalle Cocciniglie.








Flavia dalla redazione di t3ADrIs


Fonti

Treccani

Capinera, J. L. (Ed.). (2008). Encyclopedia of entomology. Springer Science & Business Media.

(Seminario Insetti edibili, perché?)

Van Huis, A., Van Itterbeeck, J., Klunder, H., Mertens, E., Halloran, A., Muir, G., & Vantomme, P. (2013). Edible insects: future prospects for food and feed security (No. 171). Food and Agriculture Organization of the United Nations.

Aldrovandi, U. De animalibus insectis libri septem: cum singulorum iconibus ad viuum expressis. Apud Clementem Ferronium.

Cranston, P., Gullan, P., & Williams, D. (2014). A dyeing business? Canary cochineal insects. Antenna, 38, 202-207.

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