Il 24/09/2021 è un giorno storico per la Sicilia, l’Italia ed il mondo. Non il solito sciopero globale del clima svolto dalla “generazione Greta” “che va in piazza a fare casino, salta la scuola ed inquina per strada”. Se è vero che ci sarà sempre qualcuno (di qualsiasi età) che sottovaluta e sminuisce la gravità della soluzione, non c’è dubbio che il (6°) Rapporto 2021 dell’IPCC abbia dato un ultimatum all’umanità e superato i campanelli d’allarme (tipping points); è un grido dell’umanità alle orecchie di chi è al governo, un grido specie dei più giovani che rischiano di non poter più vivere dopo il 2050. Continuando così, non c’è futuro per le successive generazioni né il tanto agognato “sviluppo sostenibile” (sviluppo delle generazioni attuali senza compromettere quello delle generazioni future)!
Tra l’altro si ha adesso un’idea più chiara, date le emissioni cumulative di gas-serra prodotte dalla seconda metà del XIX secolo a oggi, di quanto vale il cosiddetto carbon budget: per avere una probabilità del 50 per cento di restare entro un riscaldamento di +1.5°C “possiamo” emettere solo 500 miliardi di tonnellate di CO2 aggiuntive. Il che significa 15 anni di emissioni industriali al ritmo attuale. E ciò implica – appunto – emissioni nette zero entro il 2050. Se la scienza è la condizione necessaria, la politica è quella sufficiente. La prima da tempo suona l’allarme, la seconda è lent(issim)a a muoversi. L’azione dell’Unione Europea dimostra tuttavia che, se esiste la volontà politica, è possibile ottenere dei risultati. E dimostra anche che va sfatata l’idea che ridurre le emissioni significa sacrificare lo sviluppo: dal 1990, le emissioni si sono ridotte del 23 per cento a fronte di una crescita del Pil del 60 per cento. Il conto alla rovescia è iniziato, quanti rintocchi e granelli di sabbia sono rimasti? Quanti anni di vita sono rimasti ai nostri nipoti, ai nostri figli, a noi stessi?
È questa la “vita” che vogliamo davvero?
Giuseppe Tomasello dalla redazione di t3ADrIs
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