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“La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altri piani”

Questa celebre frase scritta da John Lennon, la cui versione originale inglese è «Life is what happens to you while you're busy making other plans», compare nella canzone “Beautiful Boy (Darling boy)”, presente nell’ultimo album pubblicato dall’ex Beatles prima della sua tragica morte nel dicembre del 1980. Il significato di questa frase è tanto semplice quanto profondo. È una riflessione sul fatto che spesso ci “dimentichiamo” di vivere, presi da piani, progetti e impegni. La nostra vita diventa quasi qualcosa di marginale, se diamo priorità alle nostre cose da fare e se riversiamo tutte le nostre energie verso le cose che ci preoccupano. La canzone, dedicata al secondo figlio dell’artista, Sean, può essere definita un monito che Lennon fa a sé stesso: egli non vuole commettere lo stesso errore che ha commesso nei confronti del suo primogenito, durante la cui crescita era stato assente. Stavolta non vuole perdersi nulla: per questo si era ritirato dalle scene dal 1975 al 1980.

Quante volte nel corso delle nostre attività quotidiane ci rendiamo conto di andare troppo di fretta? Quante volte corriamo durante il giorno, afflitti e affaccendati, immersi in mille cose da fare, mille impegni, senza fermarci un attimo? Quante volte ci rendiamo conto di stare affrontando la vita senza soffermarci sulle piccole cose, su quello che ci piace, senza apprezzare i piccoli momenti di felicità? Quante persone si accorgono improvvisamente di stare perdendo il loro tempo prezioso perché presi da cose praticamente inutili, a volte troppo tardi? Quante volte abbiamo sentito di storie di grandi manager che, presi da un’improvvisa voglia di lasciare tutto, cambiano vita e “fuggono” in un contesto più “vivibile”, lontano dalle logiche delle grandi città e del mondo capitalista?

Sono molte le organizzazioni che hanno fatto loro l’invito a rallentare e uscire da un mondo che ci vuole rapidi, individualisti e sempre efficienti, quasi automatizzati. Negli anni Ottanta è nato il concetto di “Slow Food”, concepito dall’omonimo movimento culturale internazionale nato in Italia, opposto a quello di “Fast Food” portato avanti da multinazionali come McDonald’s. Slow Food punta a riscoprire il rispetto verso il cibo e l’atto di gustare il cibo in armonia con chi lo produce, con le tradizioni agricole e con i ritmi naturali. Passi avanti in questo senso sono stati fatti anche nell’ambito della moda: la “Slow Fashion”, rispettosa dell’ambiente, etica, sostenibile si appresta a sostituire la “Fast Fashion”, l’uso “usa-e-getta” degli indumenti e le pratiche di produzione frenetiche e irrispettose del Pianeta.

Perché non prendere un momento per assaporare il momento, senza fretta o affanni, senza pensare a fantasmi del passato o a cose imminenti da fare nel futuro? La “Giornata Mondiale della lentezza” è un’occasione per fare proprio questo. Arrivata ormai alla quindicesima edizione, la Giornata Mondiale della Lentezza, il cui mantra è “Rallentare contro il logorio della rabbia e per evitare partenze false”, si celebra quest’anno il 3 maggio, organizzata dall’associazione culturale “L’arte del vivere con lentezza”. Si tratta di un’organizzazione di volontariato nata tra Pavia e Milano alla fine degli anni Novanta, che si occupa dell’organizzazione di progetti che incitano a prendere la vita con leggerezza e lentezza. È attiva sul territorio italiano ma anche in paesi esteri come l’India, portando avanti iniziative che aiutano famiglie in difficoltà economica, ragazzi in situazioni di povertà educativa e detenuti.

Accanto alla voglia di rallentare, l’obiettivo dell’associazione è quella di imparare ad accettare quello che non si può cambiare. Non si tratta di rassegnazione, ma di saggezza: è inutile e dannoso perdere tempo e pazienza per ottenere qualcosa che non arriverà mai. È necessario quindi, secondo la filosofia dell’associazione, saper selezionare le battaglie per cui vale la pena combattere, prendendo la vita con cautela.



Laura dalla redazione di t3ADrIs


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