MECCANISMI D'AZIONE DELLE SOSTANZE D'ABUSO
- t3adris
- 13 gen 2021
- Tempo di lettura: 4 min
L’uso della parola droga col significato che più comunemente gli attribuiamo noi oggi, di sostanza d’abuso psicoattiva intossicante, stimolante o narcotica e stupefacente ad uso ricreativo o più in generale non terapeutico, si diffonde nel XVII secolo. Studi recenti hanno ancora oggi evidenziato come le sostanze più abusate sono uguali a quelle dei decenni passati, nonché caffeina, nicotina e alcol anche in relazione al danno arrecato.

La principale sostanza responsabile della dipendenza da tabacco è la nicotina, un alcaloide estraibile dalle foglie della Nicotiana Tabacum; gli effetti farmacologici della nicotina si manifestano attraverso una complessa relazione dose/risposta sui sistemi nervoso, cardiovascolare, metabolico, endocrino, neuromuscolare. L’azione della nicotina interessa quasi tutto l’organismo e ha come bersaglio principale il recettore nicotinico, presente nel sistema nervoso centrale, in quello periferico (nei gangli simpatici e parasimpatici) e nei muscoli (nelle giunzioni neuromuscolari), determinando l’eccitazione dei neuroni e un aumento del rilascio di molti neurotrasmettitori.
Oltre a tali azioni, con l’uso continuo, la nicotina desensibilizza questi recettori imponendo lo sviluppo di tolleranza con riduzione degli effetti. La nicotina con il fumo giunge rapidamente a livello cerebrale, causando la stimolazione delle ghiandole midollari che secernono adrenalina che, a sua volta, stimola l’organismo e causa immediato rilascio di glucosio, aumento della pressione sanguigna, della respirazione e della frequenza cardiaca. Le funzioni più alte a livello cerebrale (i processi cognitivi) vengono influenzate dalla nicotina a seconda delle circostanze.
La nicotina migliora la concentrazione e l’apprendimento (aumento di acetilcolina), l’attenzione e la vigilanza (aumento di acetilcolina e noradrenalina), riduce il dolore (aumento di acetilcolina e beta-endorfine), l’ansia (aumento di beta-endorfine) induce una sensazione di piacere (aumento di dopamina). Gli effetti ricercati dal fumatore sono costituiti principalmente dall’aumento del senso di piacere, da un minore stato d’ansia e da uno stato di rilassamento vigile.
Queste reazioni però non sono del tutto frutto della sedazione indotta della sostanza quanto al fatto che, fumando, si riducono gli effetti della possibile astinenza. A questi si associano riduzione della fame, del gusto e dell’odorato.

Le bevande contenenti alcool etilico rappresentano la “droga” più diffusa nel mondo occidentale. L’etanolo (o alcol etilico) è un depressore del sistema nervoso centrale (SNC) che interagisce con le membrane neuronali sia aspecificamente, attraverso un processo di fluidificazione, sia selettivamente, interferendo con alcuni canali ionici associati a proteine-recettori. L’effetto finale complessivo dell’alcool sul SNC può essere descritto come una disinibizione dose-dipendente dei meccanismi di controllo cerebrale. Gli effetti comportamentali dell’ebbrezza alcolica, quindi, dipendono parzialmente dalla personalità e dall’umore sottostante. A bassi dosaggi prevalgono in genere gli effetti euforizzanti mentre con l’aumento dell’alcolemia si possono manifestare labilità emotiva, turbe della memoria e dell’attenzione, confusione mentale, agitazione e aggressività, sonnolenza, incoordinazione motoria e per concentrazioni plasmatiche superiori a 300 mg/100ml, depressione respiratoria e coma.

La caffeina è il principio attivo contenuto nel caffè ma anche in bevande come la Coca Cola e il Red Bull (in quest’ultimo caso in concentrazioni molto elevate). Appartiene alla classe delle metilxantine, come la teofillina e la teobromina. Caffeina e teofillina sono sostanze psicostimolanti. A dosi moderate (1-3 tazzine di caffè, pari a 80-300 mg di caffeina) hanno effetto antifatica e risvegliante, migliorano la capacità di concentrazione e facilitano il lavoro muscolare. Inoltre, aumentano la diuresi, stimolano i centri respiratori midollari e rilassano la muscolatura liscia, specialmente a livello bronchiale (per questo motivo la teofillina, per la quale questo effetto è massimo, è stata utilizzata per contrastare le crisi d’asma). Le azioni di queste sostanze sul sistema cardiocircolatorio sono complesse e, a volte, antagoniste tra loro, con effetti finali che possono cambiare segno in base ai dosaggi, alle condizioni del soggetto e al fatto che si tratti o no di un consumatore cronico.
A dosi discretamente elevate producono tachicardia (aumento della frequenza cardiaca) e anche aritmie. Recenti revisioni della letteratura scientifica, tuttavia, dimostrano che il consumo di caffè sembra apportare più vantaggi che danni in maniera dose dipendente. In particolare, l’assunzione da 3 a 4 tazze al giorno è associata (rispetto al non uso) ad una riduzione della mortalità generale e della mortalità per malattie cardiovascolari. L’alto consumo, confrontato con il basso consumo, è associato invece ad un rischio relativo di nuova diagnosi di cancro.

In generale possiamo affermare che tutte le sostanze d’abuso inducono un effetto sul sistema neuronale mesolimbico-mesocorticale del circuito della gratificazione nonché circuito dopaminergico, nello specifico, il circuito VTA (Area Tegmentale Ventrale) – NAc (Nucleus Accumbens) e le altre regioni limbiche sono responsabili non solo degli effetti positivi delle droghe ma anche degli effetti piacevoli e della gratificazione naturale. Però l’esposizione cronica a qualsiasi sostanza d’abuso porta ad una riduzione nella risposta del circuito di rinforzo della dopamina, nonché l’uso ripetuto di sostanze psicotrope altera la risposta agli stimoli naturali, rendendoli meno piacevoli rispetto a quanto lo erano precedentemente.
Questo può portare inevitabilmente al fenomeno della dipendenza; una malattia cronica recidivante caratterizzata da ricerca e da uso compulsivo di droga e da cambiamenti neurochimici e molecolari al cervello.
Antonio dalla redazione di t3ADrIs
Fonti
Veronesi, Fondazione Umberto.
Tim Stockwell, Jinhui Zhao, Sapna Panwar, Audra Roemer, Timothy Naimi, and Tanya Chikritzhs. Do “Moderate” Drinkers Have Reduced Mortality Risk? A Systematic Review and Meta-Analysis of Alcohol Consumption and All-Cause Mortality. Journal of Studies on Alcohol and Drugs 2016 77:2, 185-198).
Poole Robin, Kennedy Oliver J, Roderick Paul, Fallowfield Jonathan A, Hayes Peter C, Parkes Julieet. Coffee consumption and health: umbrella review of meta-analyses of multiple health outcomes. BMJ 2017.
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