top of page
  • t3adris

Odio Gli Indifferenti


L’indifferenza è il peso morto della storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza.

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto.

Vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.


Queste sono alcune delle frasi che Antonio Gramsci (22/01/1891 - 27/04/1937) inserì all’interno de La città futura, numero unico pubblicato nel febbraio del 1917 a cura della Federazione giovanile piemontese del Partito Socialista. Egli curò per intero la stesura del giornale, che aveva lo scopo di "educare e formare" i giovani socialisti (fine del primo conflitto mondiale) alla "disciplina politica", alla solidarietà e alla vita organizzata del partito.


Gramsci visse una vita davvero disagiata e rimarrà sempre una figura dal pensiero magari un po’ non condivisibile, si potrà dissentire sulle sue idee ma non su alcuni valori ed aldilà della posizione politica che ricoprì è bene riflettere circa la profonda realtà che le sue frasi sempre attuali descrivevano e descrivono. La solitudine è il male del XXI secolo, lo sconforto e la passività sono sempre in agguato (specie per noi studenti stressati ma così non cambia nulla, dobbiamo rimanere vivi). Se durante la guerra la realtà era feroce e la bontà era bandita, in tempi di pace e possibilità di discutere, l’indifferenza è un pericolo insidioso.


In un mondo sempre più frenetico, capitalista ed egoista dove l’importante è primeggiare nella competizione, nell’era del “chi si ferma è perduto” e delle intelligenze artificiali, siamo spesso ovattati e storditi dalle informazioni e dagli impegni ma ognuno di noi, singolo cittadino, non deve farsi distrarre poiché continua ad avere diritti e doveri tra cui interessarsi alla vita e res publica, agire per il bene comune.


Gramsci parla a ciascuno di noi, ci annuncia senza peli sulla lingua che dobbiamo “prendere parte, posizione”, ne va della nostra libertà e dignità. Ma perché queste parole sono così importanti? Non bisogna essere in un partito ma vivere ogni giorno, con scelte ed azioni concrete e costruttive di servizio ed altruismo, riflesso di un bene autentico e privo di interessi. È bene leggere queste parole come promemoria (per alimentare la nostra personale umanità e perché creano consapevolezza), che ascoltando queste parole tutti noi creiamo una società migliore ogni giorno, avendo questo bagaglio educativo.


Non siamo numeri ma persone; “Non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo davvero, sono le nostre scelte”.


Giuseppe Tomasello dalla redazione di T3ADrIs


Fonti:

5 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
Post: Blog2_Post
bottom of page