top of page
  • t3adris

REGNO UNITO, I GIOVANI E LA BREXIT: BYE BYE ERASMUS!



01/01/2021. Il grande giorno è arrivato. Si tratta di una data spartiacque, destinata ad assumere un significato fortemente simbolico, in quanto racchiude un passaggio chiave nella storia contemporanea.

Questa data segna infatti l’ultima tappa della Brexit, il processo che ha portato il Regno Unito ad uscire dall’Unione Europea, a quasi cinquant’anni dal suo ingresso nell’allora Comunità Economica Europea (CEE), avvenuto nel 1973.


Di Brexit, neologismo ottenuto dall’unione delle parole inglesi “Britain” ed “exit”, si inizia a parlare a giugno 2016, quando con un referendum gli inglesi decidono di mettere fine all’adesione della propria nazione all’Unione. Si mette così in moto una possente e intricata macchina organizzativa senza precedenti, fatta di negoziati, scontri, accordi e tappe, dal formale annuncio dell’attuazione della Brexit a marzo 2017, passando per l’uscita formale dall’Unione a partire dal 31 gennaio 2020, fino al periodo di transizione, terminato, appunto, lo scorso primo gennaio.


Da ora in poi il Regno Unito non fa parte dell’unione doganale dell’UE. Cosa vuol dire?

Le conseguenze sono moltissime, alcune delle quali toccano da vicino i giovani europei, studenti o lavoratori che siano. Una di queste, nonostante ci fosse la possibilità di mantenere l’accordo, è la definitiva uscita dello stato britannico dal programma Erasmus.


Dal 1987, anno in cui è stato lanciato dall’Unione Europea, il progetto Erasmus ha coinvolto la bellezza di 5 milioni di studenti europei, che hanno scelto così di migliorare la propria formazione trascorrendo periodi di studio fuori dal proprio paese. Il viaggio all’estero è, dai tempi del “Grand Tour”, quasi una tappa obbligata per qualsiasi giovane. L’Erasmus ha però portato questa tradizione ad un altro livello, consentendo agli studenti di qualunque università europea di vedere legalmente riconosciuto il periodo di studio all’estero effettuato presso qualunque università di un altro stato membro UE.


Con gli anni, l’Erasmus è stato acclamato per l’opportunità data ad ogni ragazzo/a di vivere un’esperienza a tutto tondo che non ha solo a che vedere con lo studio. Chi parte in Erasmus infatti viaggia, conosce nuovi posti, stringe nuove amicizie, impara e pratica nuove lingue, nuove tradizioni.


Si tratta di un’esperienza che fa crescere, fa mettere tutto in prospettiva, insegna ai ragazzi ad andare oltre i propri orizzonti, apre nuove opportunità.

Sfortunatamente, dallo scorso primo gennaio, il Regno Unito si è tirato fuori da tutto ciò. Gli studenti inglesi che sognavano di trascorrere un periodo Erasmus all’estero e, viceversa, gli studenti che non vedevano l’ora di studiare in una delle prestigiose università britanniche come Oxford e Cambridge ed allo stesso tempo visitare la patria del tè alle cinque e del “fish and chips”, tra un giro sul London Eye e una passeggiata a Hyde Park, non potranno più farlo. O meglio, potranno, ma saranno costretti a richiedere il visto e pagare le onerose rette universitarie.



Anche per chi decida di andare a lavorare nel Regno Unito, che in anni recenti ha attratto moltissimi “cervelli in fuga” italiani in cerca di lavoro e stabilità economica, le regole cambiano: sarà necessario un visto che potrà essere acquisito solo se si ha già un’offerta di lavoro con uno stipendio di almeno 25.600 sterline (28mila euro) l’anno.

Insomma, il Regno Unito si appresta a isolarsi sempre più dal resto dell’Europa: resta da vedere quali saranno le conseguenze di tipo culturale che caratterizzeranno il post-Brexit.


Laura dalla redazione di t3ADrIs


Fonti

17 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
Post: Blog2_Post
bottom of page