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Teatro: Catarsi


Il Teatro Massimo Vittorio Emanuele di Palermo ha 124 anni ed è il più grande edificio teatrale lirico d'Italia, uno dei più grandi d'Europa e 3° per grandezza architettonica dopo l'Opéra National di Parigi e la Staatsoper di Vienna. Fu inaugurato il 16 maggio 1897 con il Falstaff di Giuseppe Verdi (la prima a Palermo), diretta da Leopoldo Mugnone: il prezzo andava da 80 lire (palchi di 2° fila) a 3 lire (loggione). Di gusto neoclassico-eclettico, sorge sulle aree di risulta della chiesa delle Stimmate e del monastero di San Giuliano poi demoliti a fine ‘800. L'architetto Giovan Battista Filippo Basile vinse il concorso nel 1864 ma i lavori poterono iniziare solo nel 1875; nel 1891 subentrò il figlio Ernesto Basile che ultimò l'opera in corso del padre su richiesta del Comune di Palermo, completando inoltre i disegni necessari per la prosecuzione dei lavori del Teatro.



Il teatro ha una valenza importantissima nella società sin dall’antichità ed il termine deriva dal verbo greco θεάομαι (theàomai, “osservo”, “guardo”). Per i Romani esso era un’espressione di panem et circenses (cibo e divertimento, puramente goliardico ex. lotte tra navi, tra schiavi e soldati/bestie feroci), sintesi delle aspirazioni della plebe; garantirlo era un modo per assicurarsi il consenso pubblico. Per i Greci invece, esso assunse un ruolo centrale durante l’età classica (V sec. a.C.) ed era un momento collettivo di cultura accessibile a tutti, anche grazie al theōrikón (τὰ θεωρικά, tà theoriká): un fondo statale istituito da Pericle ed utilizzato per elargizioni in denaro ai cittadini poveri o ai lavoratori alla giornata per permettere loro di trascorrere ore, a volte giorni interi, ad assistere a spettacoli pubblici in occasione delle feste. Il teatro era catarsi (καθαίρω, katàiro, purificarsi/diventare puro): lo scopo era paideutico e terapeutico in quanto si correggeva e “purificava” l’animo del cittadino offrendogli riflessione (e a volte anche pianto) circa castighi e sconfitte dovute a passioni incontrollate, disobbedienza verso gli dèi e vizi.





Giuseppe T. dalla redazione di t3ADrIs


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