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Tutto è relativo, ma nulla è scontato

Quando nel parlare quotidiano usiamo l’aggettivo “relativo” riferito a qualsiasi concetto, intendiamo dire che tale concetto dipende dal punto di vista di chi lo sta considerando. Viceversa, un concetto “assoluto” è qualcosa che ha validità universale e su cui non si può discutere.


Facciamo un esempio che riguarda un concetto fisico molto presente nell’esperienza di tutti i giorni: la sensazione di caldo e di freddo. Immergendo una mano fredda e una mano calda nella stessa bacinella con all’interno dell’acqua tiepida, otteniamo dalla prima mano una sensazione di caldo e dalla seconda una sensazione di freddo, sebbene entrambe siano a contatto con la stessa sostanza: dunque l’acqua è calda o fredda? Non è possibile dare una risposta che metta d’accordo le due sensazioni contrastanti. Questa esperienza dimostra che le sensazioni legate al calore sono un concetto relativo. Se però immergiamo nella stessa bacinella un termometro ben costruito, possiamo ottenere da esso una lettura della temperatura dell’acqua che non dipende dai “punti di vista”, ma che ha valore universale ed è pertanto assoluta.


La teoria della relatività è un'interpretazione complessa, che abbraccia la natura dello spazio, del tempo, dell'energia e della gravitazione; fu formulata da A. Einstein nel tentativo di riunire i fenomeni meccanici, che sottostavano alle leggi della meccanica classica di Newton, e i fenomeni elettrici e magnetici, descritti dalla teoria dell'elettromagnetismo di Maxwell. I due gruppi di equazioni erano basati su due ipotesi fondamentalmente diverse. Secondo la meccanica classica i concetti di spazio e di tempo sono concetti assoluti e le leggi che regolano il moto dei corpi devono valere, invariate, per un osservatore in quiete e per un osservatore in moto rettilineo uniforme. Secondo l'elettromagnetismo le onde elettromagnetiche si propagano con una velocità finita, la velocità della luce, indipendente dal moto della sorgente, e ciò appare in contrasto con le leggi della meccanica classica.


All'inizio del XX secolo i fisici teorici si impegnarono nel tentativo di superare il dualismo tra i fenomeni meccanici e quelli elettromagnetici e di inquadrarli entro un unico schema, adattando i secondi alle leggi della meccanica classica. Einstein intuì che non erano le leggi dell'elettromagnetismo che dovevano essere cambiate, bensì quelle della meccanica, introducendo i concetti di spazio e di tempo relativi; in particolare, egli comprese come devono essere descritti gli eventi quando vengono osservati da due diversi sistemi di riferimento.


La novità introdotta da Einstein consiste nell’aver stabilito che la velocità di propagazione della luce rispetto a un qualsiasi osservatore è sempre la stessa: 300.000 km/s. Il concetto di invarianza della velocità della luce veniva determinato dalle equazioni di Maxwell, secondo le quali la velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche si considera come una "costante naturale" che non cambia se i fenomeni vengono descritti in sistemi di riferimento diversi. Secondo Einstein due osservatori in moto uno rispetto all'altro misurano la stessa velocità della luce, come è stato dimostrato dall'esperimento di Michelson e di Morley.

Distinguere ciò che è relativo da ciò che è assoluto ha grande rilevanza in tutti i settori della scienza, con particolare riguardo alla scienza che studia il movimento e le sue cause, la dinamica. In effetti, anche se parrebbe evidente il carattere assoluto di molte proprietà dei corpi in movimento, l’osservazione e la riflessione scientifica portano a constatarne, invece, il carattere relativo, ed è per questo che importanti teorie fisiche, di scienziati come Galileo ed Einstein, riguardano la relatività del movimento.


Valentina dalla redazione di t3ADrIs


Fonti:

https://digilander.libero.it/ernilunio/relativita.htm


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