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VENTIMILA RIFIUTI ORBITANO SOPRA LE NOSTRE TESTE

Se di notte ti recassi in un luogo abbastanza buio e volgessi lo sguardo verso l’alto, probabilmente rimarresti meravigliato dalla moltitudine di “puntini” luminosi che riempiono il cielo. E se osservassi con un pizzico di attenzione in più, noteresti che alcuni di essi si muovono così velocemente, da sfuggire alla vista in pochissimo tempo.

Ma di cosa si tratta?


È molto probabile che tu stia osservando un satellite artificiale (non naturale come la Luna), ovvero una macchina creata dall’uomo e spedita nello spazio che, grazie all’attrazione gravitazionale esercitata dalla Terra e a calcoli e simulazioni estremamente precisi, è in grado di ruotare attorno al nostro pianeta in maniera periodica ed altamente prevedibile.


Nel corso degli ultimi 50 anni sono stati spediti in orbita numerosi satelliti artificiali che svolgono una moltitudine di funzioni, quali telecomunicazione, previsioni meteorologiche, monitoraggio della superficie terrestre e verifica del corretto funzionamento dei servizi di localizzazione dei nostri smartphone (è anche grazie a questi satelliti se possiamo affidarci a localizzatori come Google Maps quando viaggiamo).


Tuttavia, dovremmo anche chiederci che fine fanno i satelliti quando smettono di funzionare o quando non sono più utili perché hanno terminato la missione per la quale erano stati progettati. Purtroppo, quando i satelliti subiscono danni accidentali ed irreversibili oppure smettono di funzionare vengono lasciati in orbita come rottami spaziali che continuano a gravitare attorno alla Terra.


Secondo una statistica condotta dalla United States Space Surveillance Network la quale si occupa di monitorare tutto ciò di artificiale che ruota attorno al nostro pianeta, nell’ottobre del 2019 si trovavano in orbita circa 20.000 pezzi.

Di questi, solamente 2.200 erano satelliti in funzione, 3.000 erano satelliti inattivi e tutto il resto comprendeva frammenti di vecchi satelliti, razzi di propulsione abbandonati o semplicemente attrezzature che erano andate perse nel corso degli anni.

L'immagine fornisce un’idea di quanto densa sia la nuvola di spazzatura che orbita sopra le nostre teste ogni singolo giorno.


Pertanto, se da una parte i satelliti sono estremamente utili per soddisfare determinate esigenze dell’uomo, dall’altra bisognerebbe prendere coscienza di ciò che accade sopra le nostre teste. Come se riempire di rifiuti il suolo e i mari non fosse stato abbastanza, l’inarrestabile sviluppo tecnologico ci ha portati ad inquinare anche un luogo che non ci appartiene: lo spazio.

Inoltre, i rifiuti in orbita rappresentano una minaccia per attuali e future missioni spaziali. Vecchi satelliti non funzionanti e frammenti di essi, specialmente quelli troppo piccoli per essere catalogati e tracciati, possono collidere con satelliti in orbita e comprometterne il funzionamento. Le parole di Jan Wörner, direttore della ESA (European Space Agency) danno una chiara idea del problema: “Immaginate quanto sarebbe difficile navigare attraverso gli oceani se i resti di tutte le navi disperse o affondate nel corso della storia galleggiassero ancora”.

Con ogni probabilità, il numero di satelliti spaziali aumenterà nei prossimi anni. Secondo alcune previsioni della Union of Concerned Scientist ci si aspetta che circa 1.100 nuovi satelliti verranno lanciati ogni anno fino al 2025.


Abbiamo, dunque, bisogno di una strategia a lungo termine che consenta una gestione ottimale del problema.

Ma cosa possiamo fare?

Da tempo le agenzie spaziali di tutto il mondo hanno studiato potenziali soluzioni e progetti, ma nessuno di questi è mai stato applicato finora.

Tuttavia, di recente l’ESA ha commissionato un progetto per raccogliere fisicamente la spazzatura spaziale. La missione, chiamata ClearSpace-1, sarà unica nel suo genere: nel 2025 è stato previsto il lancio in orbita di alcune navicelle in grado di afferrare i vecchi satelliti e di ricollocarli su orbite ad altitudini inferiori ove, grazie al contatto con l’atmosfera terrestre ed all’impatto con essa, dovrebbe disintegrarsi totalmente.


Flavia dalla redazione di t3ADrIs



Fonti

https://orbitaldebris.jsc.nasa.gov/quarterly-news/pdfs/odqnv23i4.pdf

https://www.nasa.gov/mission_pages/station/news/orbital_debris.html

https://twitter.com/esaoperations/status/1203982279359574018

https://www.ucsusa.org/resources/satellite-database

https://www.esa.int/Safety_Security/Clean_Space/ESA_commissions_world_s_first_space_debris_removal


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